sabato 9 ottobre 2010
V GIORNATA DEL CREATO (la prima volta nelladiocesi di Jesi)
DOMENICA 10 OTTOBRE
Ore 11,30:chiesa di San Francesco di Paola (all’arco Clementino),S. Messa presieduta dal nostro Vescovo;all’inizio le associazioni ambientalisteesporranno brevemente per la nostra zona programmae proposte per il 2010/11; alla fine il vescovoGerardo consegnerà il messaggio del Papaper la giornata della pace 2010: “Se vuoi la pace,difendi il creato”.
Ore 15,00:percorso a piedi dell’ANELLODI GORGOLUNGOLunghezza km 5, interamente su strada asfaltataTempo: circa 2 orePartenza: presso rotatoria in fondo a via Coppi(oltre chiesa s. Massimiliano Kolbe) davantiil vivaio “Maurizi Garden”, dietro la pista pattinaggio.Prevista breve sosta al monumento ai fucilati del20 giugno 1945Portare: scarpe comode, K-way, qualche bevandae/o merenda per sosta a metà del cammino;camera digitale per riprendere scorci pittoreschi(eventualmente da proiettare poi su schermogrande); zainetto e/o sacco per ripulire i bordidella strada da qualche “cartaccia” (e guanti digomma per i più delicati).Il cammino sarà effettuato con qualunque tempoe numero di partecipanti.No telefonini, auricolari, contapassi, ecc.
La prima Giornata per la Salvaguardia del Creato anche a Jesi
Qualcuno forse ricorda il precedentearticolo (del 19.IX.2010) sultema dell’ecologia. La proposta ivicontenuta era chiaramente ironicae impertinente: quella di chiedereall’ONU (più precisamente all’Unesco)di dichiarare “Tabano” (amenacontrada rurale nei pressi dellacittà) quale “patrimonio universaledell’umanità”. Un sito da salvaguardare,insomma, al pari delle Dolomiti,del Gran Canyon, della Valledei Tempi e robette consimili. Soloche pochi giorni fa ho notato consorpresa e piacere che ad accorgersidella bellezza (certo non travolgente,ma dolce e riservata, come la bennota “ritrosìa marchigiana”) del luogonon è stato soltanto il sottoscritto.Mi è infatti capitato, gironzolandoda quelle parti, di imbattermi inun tabellone in legno, come quelliin uso nei parchi, in cui si illustravain italiano ein inglese (anchequesto è un segnodelle chancesdi Tabano sullascena mondiale)un progetto divalorizzazionee salvaguardiadella zona. Si ètrattato di unainiziava portataavanti dalla sezionelocale delFAI (Fondo ambienteitaliano)in collaborazionecon il Comune diJesi, per iniziativadella prof. Elisabetta Lombardi chevi ha coinvolto nell’anno scolastico2009/10 la IIIA (di cui si elencanogli alunni) del nostro Liceo Scientifico(per ulteriori informazioni vederewww.ilnostropaesaggio.it). Egiù si elencano le caratteristiche delpaesaggio e le iniziative di valorizzazione.Come, ad esempio, quelladi posizionare ogni 2,2 km dei cartelliillustrativi lungo un itinerariogià segnalato e chiamato “Percorsodi Gorgolungo”. Nome pittoresco edespressivo che indica un modestofossato della rispettabile lunghezza,però, d’una decina di chilometri eche incide quelle collinette per poigettarsi nell’Esino. Ebbene, mi sondetto, sarà proprio questo percorsochiamato un po’ pomposamente“Anello di Gorgolungo” (da nonconfondere con l’assonante wagneriano“Anello dei Nibelunghi”!)che vorremmo proporre a quantiintendono celebrare in diocesi diJesi la prima (per noi: in Europa è laquinta!) Giornata del Creato (qui afianco il programma). In un giornodel calendario che, per giunta, dalpunto di vista numerico (ma nonc’è niente di esoterico o magico!)si ricorda bene e speriamo pureche “porti bene”: 10 (giorno), 10(mese), 10 (anno: 2010)! Ecco dunquecosa proponiamo. Al mattinosi comincia con la Messa, presiedutadal nostro Vescovo, ore 11,30 ai“Paolotti” (all’arco Clementino). Lachiesa non è grande, ma per questoprimo anno dobbiamo accontentarcicosì. Oltre a parrocchiani (inquel giorno inizia anche l’annualefesta della Comunità) e simpatizzanti,sono particolarmente invitatele associazioni “ambientaliste” rappresentatein città. Ognuna dellequali, all’inizio potrà fare una brevissimapresentazione di programmae proposte da attuare in loconel 2010/11. Alla fine della messail Vescovo consegnerà il messaggiopapale della Giornata della pace delprimo gennaio 2010 che quest’annoverteva proprio sul nostro tema: “Sevuoi la pace, custodisci il Creato”.Da notare che analogo messaggiohanno scritto pure i vescovi italianiper questo primo settembre. I qualial tradizionale binomio di impegnodella Chiesa per la “Giustizia e laPace” hanno aggiunto pure quellodella “Salvaguardia del Creato”. Contutti gli uomini e le donne di buonavolontà.Don Vittorio Magnanelli
domenica 25 aprile 2010
Inaugurazione dei pannelli
I pannelli
martedì 30 marzo 2010
Diario del Progetto
Una volta deciso di partecipare a questo concorso proposto dal FAI, ci siamo attivati.Prima di tutto abbiamo scaricato il regolamento che poi abbiamo letto in classe durante un’assemblea per comprendere meglio il lavoro da fare.
Il mese seguente, confrontandoci nuovamente, abbiamo proposto diversi luoghi su cui operare; tra tutte le idee la maggioranza ha votato per il progetto di rivalutazione dell’area di Tabano (percorso circolare passante per via Montesecco, via Acquasanta e via Tabano, sfruttato dagli atleti per i loro allenamenti).
Il progetto finale consiste nel posizionare 3 pannelli ogni 2.2 km nell’intera lunghezza del percorso (circa 6,5 km) per segnalare la posizione dell’atleta e per fornire informazioni su flora e fauna; tutto ciò verrà realizzato con materiali che non inquineranno il paesaggio.
04/12/2009L’alunno Xiaoou Ye ha incontrato il vicesindaco Stefano Tonelli in Comune per stabilire la data di un successivo colloquio.
10/12/2009I due rappresentanti di classe, Elisabetta Montesi e Pietro Ceppi, si sono recati in Comune per incontrare gli assessori Lucio Rossetti e Federica Befera; il nostro progetto è stato accordato e ci sono stati mostrati inoltre alcuni modelli per i pannelli.
03/02/2010Per visualizzare esattamente tutto il percorso, gli alunni Pietro Ceppi e Francesco Biondini hanno scattato diverse foto in modo da poterle selezionare.
16/02/2010 Ceppi Pietro ed Montesi Elisabetta hanno iniziato la creazione del di questo blog, che verrà poi aggiornato periodicamente dalla classe.
17/02/2010In questa assemblea abbiamo visualizzato le foto in precedenza scattate e dopo aver scelto le migliori ne abbiamo selezionata una da mettere come sfondo nel blog.Contemporaneamente, secondo l’organizzazione, ci siamo divisi in gruppi per gestire le varie attività da svolgere:
-progettazione pannelli e misure [Bravi Matteo, Pierantonelli Gabriele];
-qualità dell’aria del comune di jesi [Paciarotti Marco, Ye Xiaoou];
-fauna locale[Borocci Matteo, Morici Michele, Neri Giacomo, Ughi Michele];
-flora locale [Biondini Francesco, Giacani Luca, Ristè Tommaso];
-esperienza diretta sulla coltivazione [Bellocchi Annalisa, Mari Isabella];
-intervento per il blog [Calamante Maria Vittoria, Coltorti Greta, Frittelli Alessandra, Gallo Monica];
-traduzione del blog in inglese [Di Norscia Serena, Santacroce Serena, Simonetti Clarissa, Zannotti Alice];
-traduzione del blog in cinese [Ye Xiaoou]
-coordinamento dell'attività [Pietro Ceppi, Montesi Elisabetta].
25/03/10
Gli alunni Elisabetta Montesi e Xiaoou Ye si sono recati in comune per un secondo incontro ufficiale. Qui sono stati presi gli ultimi accordi, così da rendere più veloce possibile la realizzazione pratica dei pannelli.
30/03/10
Gli alunni Francesco Biondini, Pietro Ceppi, Tommaso Ristè e Xiaoou Ye hanno contribuito a una revisione finale degli interventi del blog.
08/04/10
terzo e l'ultimo appuntamenti in comune per definire ultimi dettagli
11/04/10
data prevista per la fine lavorazione dei pannelli
16/04/10
inaugurazione del percorso con invito alle varie autorità comunali
La scelta effettuata dal gruppo classe si riferisce ad un paesaggio naturale apprezzato ed accettato per le sue peculiarità, inteso come bene fruibile dalla comunità, per le sue caratteristiche paesaggistiche collinari tipiche della zona di Jesi, anche con le sue tipicità di piante, animali, consuetudini agricole, economiche e sociali.
Bene naturale, quindi, e non bellezza naturale che implicherebbe una connotazione estetica e soggettiva che ridurrebbe “la natura a paesaggio e il paesaggio a stato d’animo” ( A. Cederna, La distruzione della natura in Italia, Torino, Einaudi, 1975).
Giova la consapevolezza di far proprio il valore del patrimonio paesaggistico e dei contenuti relativi alla valorizzazione, tutela e conservazione del medesimo.
La partecipazione al concorso ha permesso agli allievi di:
· acquisire ed interpretare l’informazione;
· individuare collegamenti e relazioni;
· risolvere problemi;
· utilizzare linguaggi e supporti diversi;
· comprendere gli usi, le abitudini del vivere quotidiano nel confronto con la propria esperienza personale;
· analizzare, confrontare, comunicare dati attraverso la consultazione di testi o media;
· agire in modo autonomo e responsabile attraverso un percorso formativo che ha visto nella collaborazione uno degli elementi principali;
· verificare i risultati raggiunti.
Quindi l’applicare il metodo della progettazione, adottato anche per la soluzione di problemi pratici, ha permesso di approfondire le conoscenze che, unite alle abilità, ha messo in luce capacità personali e sociali di lavoro.
L’insegnante
Elisabetta Lombardi
Progettazione pannelli
1)progetto primo cartello(prima parte): http://www.megaupload.com/?d=0USFKTKF
2)progetto primo cartello(seconda parte): http://www.megaupload.com/?d=5Q97ZU8F
3)progetto secondo cartello(prima parte): http://www.megaupload.com/?d=YY8JYMFC
4)progetto secondo cartello(seconda parte):http://www.megaupload.com/?d=L79QQWI1
5)progetto secondo cartello(terza parte): http://www.megaupload.com/?d=GGS5UVLT
6)progetto secondo cartello(quarta parte): http://www.megaupload.com/?d=K569YNBM
7)progetto terzo cartello: http://www.megaupload.com/?d=ECEIUKGA
NB.Nel caso in cui non si riesca ad aprire i progetti per i pannelli tramite i link illustrati si consiglia di eseguire l'operazione tramite i seguenti che fanno riferimento ad un altro sito:
1)https://xof6ag.bay.livefilestore.com/y1mZYL3UjGmsDwasYZmtQyVpzcmMWwtjcFCHZta_KvCYcCEgVJxwcc0TxVjoywn5ihCol-khJzNjQ6JTfnOEvgS-JKq0FvtnLII2bva7DOwQfudPG7GlJDHnYayWj3IuCBiGr7LUSPwcRqxYIeWWVaM-A/PROGETTO%20cartello%201.1.doc
2)
https://xof6ag.bay.livefilestore.com/y1mdDDwOKlZmgCXtydT0mE-7Aor8ZQOuHl8xQQRUQWvzM9ZXtwSJ6iz2rnrlHFo9mYSbkgpIQgCh2yw83QB9P_BGo5rKW2Z0X05qvpvH76U4SEmY8yn9wbxnHavkntJYEy5SWl_MaN04Ml3QANDC7CvQw/PROGETTO%20cartello%201.2.doc
3https://xof6ag.bay.livefilestore.com/y1mE9KG0GBT5DndFoXtqPtOeOiy2iHapXhJCmCPpm0S5oR4YIe4aVBPup4AcxWAbkoWOk8ZYse0Q8AU44_HElKbi7tTquvaVktajZ3ti9lfe9NKhG1GLdTWoJQJsLo0n9aXDHAu8GZuHehCeVU9hrfThw/PROGETTO%20cartello%202.1.doc
4)https://xof6ag.bay.livefilestore.com/y1mVDhD_jbVJgq5eRfwx3eVgz8SsxNBDJPtghZ5kBBO2x2ypbqBuWf0qR8c7KFRfk95aUwTNJFxo3PbU7vQthB4TJCw8WDfEooLVdT0r2nZuOl01n5sxS8pCs8-HKOtt_HiNM4fKY-4yAwHecp4xqQwcQ/PROGETTO%20cartello%202.2.doc
5)https://xof6ag.bay.livefilestore.com/y1m3cI50FEYQnizkEe7CEFuiIVGo6J3a9sBm1aXBwFAkhWxkr6FGSG3XXt48oSLOgFZQznPOdplUU7qMf0_CusGVFXjP9tYXC9DEI-M6A9j4ceVqRY0Y-Cy1VlZCNAqCAPm7H8soVTDWfujbVVxlX_I-g/PROGETTO%20cartello%202.3.doc
6)https://xof6ag.bay.livefilestore.com/y1mf-FtLIGZWhh-yqC2sqteSd3rU5Wc5u0xYrZEvQW17_ybn3C5B7GOFTp5aX8mmua4eGQU6HKOFgFg-beT9n9EOzdr9HtDDFugqVBqFyuE_zmgpTkL-OmALPuKos8U-WezPemV-Xil2OTIz38JrkO3OQ/PROGETTO%20cartello%202.4.doc
7)https://xof6ag.bay.livefilestore.com/y1mZELopktKckfInAFniNT_n_v8TgX4rfAMHpjb4cYVwplCD7or8sDTgGxNE2p_zPdhfU30Y6dwYJ_lxheCpFwXM35cvf8xNT1ewb5nsdO6-_jYhfUhN4k38AxOSQKZEJa9SfPpaEXkCCZ6Jy_5VDv8Ww/PROGETTO%20cartello%203.doc
Progetto tre pannelli in prossima stampa da posizionare nel percorso
I cartelli contengono informazioni sulla flora e la fauna del luogo ed una cartina dove viene segnalato il percorso da seguire.
Il Comune di Jesi ha provveduto a finanziare le spese per i cartelli.
Benchè gran parte dei materiali necessari per la messa in atto dei pannelli siano gia a disposizione del comune, questi verranno realizzati entro il 16/04/2010, data di inaugurazione del percorso con una maratona di classe.
LA QUERCIA
Il genere Quercus comprende molte specie di alberi spontanei in Italia. In molti casi il portamento è imponente anche se ci sono specie arbustive. Le foglie, alterne, sono talvolta lobate, talvolta dentate e sulla stessa pianta possono avere forme differenti, per la differenza del fogliame giovanile rispetto a quello adulto.
Le querce sono piante monoiche, ovvero la stessa pianta porta sia i fiori maschili che quelli femminili. I fiori maschili sono riuniti in amenti di colore giallo, quelli femminili sono di colore verde. Il frutto è la ghianda, formata da una cupola di squame che circonda la base della noce.
Al genere appartengono circa 450 specie di piante rustiche, a foglie decidue o sempreverdi. Le prime specie di querce comparvero sulla Terra nel periodo Cenozoico.
Esistono diversi tipi di querce:
• Quercus ilex, leccio o elce. Albero sempreverde maestoso, tipico delle zone submediterranee o mediterranee meno torride. Può raggiungere in condizioni ottimali i 20-30 m di altezza e si può trovare dalle macchie costiere fino in montagna (sull'Etna fino a 1800 m).
• Quercus petraea, rovere. Grande specie decidua, dal portamento regolare e chioma assai folta. Comune in tutte le regioni d'Italia (eccetto in Sardegna).
• Quercus pubescens, roverella. La specie più diffusa in Italia, assente solo in Pianura padana e altre pianure alluvionali. Specie molto rustica, nelle zone settentrionali preferisce comunque zone protette dal freddo. Quercia decidua (ma spesso mantiene le foglie marroni anche d'inverno) di medie dimensioni a crescita è molto lenta, vive in genere 200-300 anni ed è tipica dell’Europa centroccidentale. Alcuni esemplari possono raggiungere età molto più avanzate: la roverella che vegeta a Tricarico, in località Grottone, ha un'età stimata di 612 anni, un tronco di 6,43 metri di circonferenza ed un'altezza di circa 20 metri; è inserita nell'elenco dei monumenti naturali (alberi padri) della regione Basilicata.
•Quercus robur, farnia. Grande quercia decidua, più frequente nelle zone settentrionali e più rara nel Sud, si differenzia dalla rovere soprattutto per i lunghi peduncoli delle ghiande, le foglie sessili e il portamento più irregolare. Alcuni autori considerano Q. petraea, Q robur e Q. pubescens come tre sottospecie o varietà di un'unica specie.
Sottogenere Quercus, sezione Mesobalanus. Simile al precedente: stili lunghi, ghiande mature in 6 mesi, dolci o leggermente amare; interno della cupola della ghianda glabro.
•Quercus frainetto, farnetto. Specie decidua a rapido accrescimento, comune al Centro-Sud, ha foglie più grandi delle altre querce italiane, lobi più profondi e margini paralleli.
•Quercus pyrenaica, quercia dei Pirenei. Specie decidua con foglie dal colore verde intenso e lobi profondi e stretti; si trova nelle zone più miti del Piemonte.
Sottogenere Quercus, sezione Cerris. Stili lunghi, ghiande mature in 18 mesi, molto amare; interno della cupola della ghianda glabro o leggermente peloso.
•Quercus calliprinos, quercia di Palestina. Alberello sempreverde simile a Q. coccifera ma più alto e con peluria sugli amenti maschili e sui rami giovani. In Italia è presente in Basilicata, Puglia e nella parte meridionale della Sicilia
•Quercus cerris, cerro. Specie decidua e a rapida crescita, originaria delle regioni sudorientali dell’Europa ma molto diffusa anche in Italia; è una pianta maestosa dalla chioma ovoidale, molto decorativa; il legname non è particolarmente pregiato.
•Quercus coccifera, quercia spinosa. Diffusa solo in Liguria occidentale, in Sicilia e Sardegna, sempreverde, a portamento arbustivo (non supera i 2 m d'altezza).
•Quercus suber, sughera. Specie sempreverde dall'aspetto simile al leccio, è invece botanicamente più vicina al cerro. Poco tollerante verso il freddo preferice le coste tirreniche e soprattutto la Sardegna; la corteccia è caratteristica e ricopre sia il tronco sia le maggiori ramificazioni; scortecciando periodicamente il tronco, si ricava il sughero che si riforma dopo qualche tempo.
•Quercus trojana, fragno. Specie semisempreverde e arbustiva diffusa solo nel Salento e in Basilicata.
IL CASTAGNO
Il castagno europeo (Castanea sativa, Miller), in Italia più comunemente chiamato castagno, è un albero a foglie caduche appartenente alla famiglia delle Fagaceae. La specie è l'unica autoctona del genere Castanea presente in Europa, ma negli ultimi decenni è stato sovente introdotto, per motivi fitopatologici, il castagno giapponese (Castanea crenata). Le popolazioni presenti in Europa sono perciò principalmente riconducibili a semenzali di castagno europeo o a castagni europei innestati sul giapponese o a ibridi delle due specie. Il castagno è una delle più importanti essenze forestali dell'Europa meridionale, in quanto ha riscosso, fin dall'antichità, l'interesse dell'uomo per i molteplici utilizzi. Oltre all'interesse intrinseco sotto l'aspetto ecologico, questa specie è stata largamente coltivata, fino ad estenderne l'areale, per la produzione del legname e del frutto. Quest'ultimo, in passato, ha rappresentato un'importante risorsa alimentare per le popolazioni rurali degli ambienti forestali montani e collinari, in quanto le castagne erano utilizzate soprattutto per la produzione di farina. L'importanza economica del castagno ha attualmente subito un drastico ridimensionamento: la coltura da frutto è oggi limitata alle varietà di particolare pregio e anche la produzione del legname da opera si è marcatamente ridotta. Del tutto marginale, infine, è l'utilizzo delle castagne per la produzione della farina, che ha un impiego secondario nell'industria dolciaria. Si ritiene che buona parte delle superfici forestali a castagno siano derivate da una rinaturalizzazione di antiche coltivazioni abbandonate nel tempo, mentre la coltivazione si è ridotta alle stazioni più favorevoli, dove è possibile ottenere le migliori caratteristiche merceologiche del prodotto, in particolare il legname. Il castagno è una pianta a portamento arboreo, con chioma espansa e rotondeggiante e altezza variabile, secondo le condizioni, dai 10 ai 30 metri. In condizioni normali sviluppa un grosso fusto colonnare, con corteccia liscia, lucida, di colore grigio-brunastro. La corteccia dei rami è di colore bianco ed è cosparsa di lenticelle trasverse. Con il passare degli anni, la corteccia si screpola longitudinalmente.Le foglie sono alterne, provviste di un breve picciolo e, alla base di questo, di due stipole oblunghe. La lamina è grande, lunga anche fino a 20-22 cm e larga fino a 10 cm, di forma lanceolata, acuminata all'apice e seghettata nel margine, con denti acuti e regolarmente dislocati. Le foglie giovani sono tomentose, ma a sviluppo completo sono glabre, lucide e di consistenza coriacea. I fiori sono unisessuali, presenti sulla stessa pianta. I fiori maschili sono riuniti in piccoli glomeruli a loro volta formanti amenti eretti, lunghi 5-15 cm, emessi all'ascella delle foglie. Ogni fiore è di colore biancastro, provvisto di un perigonio suddiviso in 6 lobi e un androceo di 6-15 stami. I fiori femminili sono isolati o riuniti in gruppi di 2-3. Ogni gruppo è avvolto da un involucro di brattee detto cupola.Il frutto è un achenio, comunemente chiamato castagna, con pericarpo di consistenza cuoiosa e di colore marrone, glabro e lucido all'esterno, tomentoso all'interno. La forma è più o meno globosa, con un lato appiattito, detto pancia, e uno convesso, detto dorso. Il polo apicale termina in un piccolo prolungamento frangiato, detto torcia, mentre il polo prossimale, detto ilo, si presenta leggermente appiattito e di colore grigiastro. Sul dorso sono presenti striature più o meno marcate, in particolare nelle varietà del gruppo dei marroni. Questi elementi morfologici sono importanti ai fini del riconoscimento varietale. Il castagno è una specie mesofila e moderatamente esigente in umidità. Sopporta abbastanza bene i freddi invernali, subendo danni solo a temperature inferiori a -25 °C, ma diventa esigente durante la stagione vegetativa. Per questo motivo il castagno ha una ripresa vegetativa tardiva, con schiusura delle gemme in tarda primavera e fioritura all'inizio dell'estate. Al fine di completare il ciclo di fruttificazione, la buona stagione deve durare quasi 4 mesi. In generale tali condizioni si verificano nel piano submontano delle regioni mediterranee o in bassa collina più a nord. In condizioni di umidità favorevoli può essere coltivato anche nelle stazioni fresche del Lauretum, spingendosi perciò a quote più basse. Condizioni di moderata siccità estiva determinano un rallentamento dell'attività vegetativa nel mezzo della stagione e una fruttificazione irregolare. Le nebbie persistenti e la piovosità eccessiva nei mesi di giugno e luglio ostacolano l'impollinazione incidendo negativamente sulla fruttificazione.Nelle prime fasi tollera un moderato ombreggiamento, fatto, questo, che favorisce una buona rinnovazione nei boschi maturi, ma in fase di produzione manifesta una maggiore eliofilia.A fronte delle moderate esigenze climatiche, il castagno presenta notevoli esigenze pedologiche, perciò la sua distribuzione è strettamente correlata alla geologia del territorio. Sotto l'aspetto chimico e nutritivo, la specie predilige i terreni ben dotati di potassio e fosforo e di humus. Le condizioni ottimali si verificano nei terreni neutri o moderatamente acidi; si adatta anche ad un'acidità più spinta, mentre rifugge in genere dai suoli basici, in quanto il calcare è moderatamente tollerato solo nei climi umidi. Sotto l'aspetto granulometrico predilige i suoli sciolti o tendenzialmente sciolti, mentre non sono tollerati i suoli argillosi o, comunque, facilmente soggetti ai ristagni. In generale sono preferiti i suoli derivati da rocce vulcaniche (tufi, trachiti, andesiti, ecc.), ma vegeta bene anche nei suoli prettamente silicei derivati da graniti, arenarie quarzose, ecc., purché sufficientemente dotati di humus. I suoli calcarei sono tollerati solo nelle stazioni più settentrionali, abbastanza piovose, mentre sono mal tollerate le marne.
L'ORTICA
Urtica dioica od ortica è una pianta erbacea angiosperma dicotiledone.Alta fino a 200 cm, predilige luoghi umidi e ricchi di azoto meglio se ombrosi. Foglie grandi ovate e opposte, lanceolate, seghettate e acuminate. I fiori femminili sono raccolti in spighe lunghe e pendenti e sono verdi, mentre i fiori maschili sono riuniti in spighe erette. Fiorisce da maggio a ottobre. Foglie e fusti sono ricoperti da tricomi (peli) contenenti una sostanza urticante. Quando si sfiora la pianta, l'apice dei peli si rompe e ne fuoriesce un liquido irritante formato principalmente da acetilcolina, istamina, serotonina e probabilmente acido formico.Come dice il nome stesso, l'Urtica dioica è una pianta dioica, vale a dire che ci sono piante che portano solo fiori femminili e piante che portano solo fiori maschili.Ricca di vitamina C, azoto e ferro, può essere usata come alimento: i germogli nei risotti, nei minestroni, nelle frittate o nelle frittelle.Viene anche impiegata per arrestare la caduta dei capelli.Utilizzata come pianta medicinale dagli antichi Greci con proprietà antidiarroiche, diuretiche, cardiotoniche e antianemiche, nel Medioevo si impiegava fresca per curare, con il veleno dei suoi peli urticanti, gotta e reumatismi. Veniva inoltre battuta e sfibrata per tessere stoffe (ramia) simili alla canapa o al lino.L’ortica, grazie alla clorofilla contenuta in grandi quantità, può servire da colorante per i tessuti delicati: le foglie tingono di verde, mentre le radici di giallo.
IL FINOCCHIO
Il finocchio (Foeniculum vulgare Mill.) è una pianta erbacea mediterranea della famiglia delle Apiaceae (Ombrellifere).
Conosciuto fin dall'antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500. Si distinguono le varietà di finocchio selvatico dalle varietà di produzione orticola (dolce).Il finocchio selvatico è una pianta spontanea, perenne, dal fusto ramificato, alta fino a 2m. Possiede foglie che ricordano il fieno (da cui il nome foeniculum), di colore verde e produce in estate ombrelle di piccoli fiori gialli. Seguono i frutti (acheni), prima verdi e poi grigiastri. Del finocchio selvatico si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti (impropriamente chiamati "semi").Il finocchio coltivato (o dolce) è una pianta annuale o biennale con radice a fittone. Raggiunge i 60-80 cm di altezza. Si consuma la grossa guaina a grumolo bianco che si sviluppa alla base.Il finocchio è ampiamente coltivato negli orti per la produzione del grumolo, una struttura compatta costituita dall'insieme delle guaine fogliari, che si presentano di colore biancastro, carnose, strettamente appressate le une alle altre attorno ad un brevissimo fusto conico, direttamente a livello del terreno. La raccolta dei grumoli avviene in tutte le stagioni, secondo le zone di produzione. Si adatta a qualsiasi terreno di medio impasto con presenza di sostanza organica. Le piante vengono disposte in file e distanziate di circa 25 cm l'una dall'altra. La raccolta del grumolo avviene dopo circa 90 giorni dalla semina. Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un clima temperato di tipo mediterraneo. La raccolta del fiore del finocchio selvatico avviene in Italia appena il fiore è "aperto", normalmente a partire dalla metà d'agosto fino a settembre inoltrato. Il fiore si può usare fresco o si può essiccare, all'aperto, alla luce, ma lontano dai raggi diretti del sole, che farebbero evaporare gli olii essenziali. I diacheni si possono raccogliere all'inizio dell'autunno, quando è avvenuta la trasformazione del fiore in frutto. Le "barbe" o foglie e i teneri germogli si possono cogliere dalla primavera all'autunno inoltrato.
L'ULIVO
L'olivo o ulivo amaro dovuto al contenuto in polifenoli, l'uso delle olive nell'alimentazione richiede però trattamenti specifici finalizzati alla deamarizzazione, realizzata con metodi vari. L'olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae. La pianta comincia a fruttificare verso il 3°-4° anno, inizia la piena produttività verso il 9°-10° anno; la maturità è raggiunta dopo i 50 anni. È una pianta molto longeva: in condizioni climatiche favorevoli un olivo può vivere anche mille anni. In Medioriente, è utilizzato fin dall'antichità per l'alimentazione. I suoi frutti, le olive, sono impiegate per l'estrazione dell'olio e, in misura minore, per l'impiego diretto nell'alimentazione. A causa del sap re non si spingono mai oltre i 60-100 cm di profondità.Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro, il legno è molto duro e pesante. La ceppaia forma delle strutture globose, dette ovoli, da cui sono emessi ogni anno numerosi polloni basali. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere pendule o patenti (disposte orizzontalmente rispetto al fusto)secondo la varietà.È una pianta sempreverde, la cui attività è pressoché continua con attenuazione nel periodo invernale. Le foglie sono coriacee, semplici, intere, ellittico-lanceolate, con picciolo corto e margine intero, spesso revoluto. La pagina inferiore è bianco-tomentosa. Le gemme sono per lo più di tipo ascellare.Il fiore è ermafrodito, piccolo, con calice di 4 sepali e corolla di petali bianchi. I fiori sono raggruppati in numero di 10-15 in infiorescenze a grappolo, chiamate mignole, emesse all'ascella delle foglie dei rametti dell'anno precedente. La mignolatura ha inizio verso marzo-aprile. La fioritura vera e propria avviene, secondo le cultivar e le zone, da maggio alla prima metà di giugno.Il frutto è una drupa globosa, ellissoidale o ovoidale, a volte asimmetrica, del peso di 1-6 grammi secondo la varietà, la tecnica colturale adottata e l'andamento climatico.Fra le piante arboree l'Olea europaea si distingue per la sua longevità e la frugalità. L'olivo è una specie tipicamente termofila ed eliofila, con spiccati caratteri di xerofilia. Per contro è sensibile alle basse temperature. In Italia l'areale di vegetazione della sottospecie spontanea, l'olivastro, è la sottozona calda del Lauretum. L'olivastro (detto anche oleastro) è una delle essenze più rappresentative della macchia termoxerofila (Oleo-ceratonion), mentre diventa più sporadico nella macchia mediterranea del Quercion ilicis. Per i caratteri di frugalità ed eliofilia si rinviene frequentemente anche nelle macchie degradate, nelle garighe e nella vegetazione rupestre lungo le coste. Resiste bene al pascolamento in quanto tende ad assumere un portamento cespuglioso a pulvino con ramificazione fitta e spinescente. Resiste bene anche agli incendi per la notevole capacità di ricacciare vigorosi polloni dalla ceppaia.Le esigenze climatiche sono notevoli. Essendo una pianta eliofila soffre l'ombreggiamento, producendo una vegetazione lassa e, soprattutto, una scarsa fioritura. Il fattore climatico determinante sulla distribuzione dell'olivo è la temperatura: la pianta manifesta sintomi di sofferenza a temperature di 3-4 °C. Sotto queste temperature gli apici dei germogli disseccano. In generale la sensibilità al freddo aumenta passando dalla ceppaia al fusto, ai rami, ai germogli, alle foglie, agli apici vegetativi e, infine ai fiori e ai frutticini. Le gelate possono danneggiare il legno già a temperature di -7 °C. Le forti gelate possono provocare la morte di tutto l'apparato aereo con sopravvivenza della sola ceppaia.Per quanto riguarda gli altri fattori climatici sono dannosi il forte vento, specie se associato a basse temperature, l'eccessiva piovosità e l'elevata umidità dell'aria. (Olea europaea L.) è una pianta da frutto.
LA VITE
La vite (Vitis, L.) è un genere di piante arbustive della famiglia delle Vitacee.
L'uva della Vitis labrusca, e dei suoi ibridi con Vitis vinifera, può essere vinificata e si ottengono vini come il Fragolino (al sapore di fragola) o il Clinton, che fino a pochi anni fa erano prodotti tipici locali del Nord-Est d'Italia.La correzione di queste caratteristiche si pratica da un lato con procedimenti tesi a limitarle fino a dove possibile, ed in seguito con aggiunte come la zuccheratura (aggiunta di zuccheri o melasse) o altri correttori ed additivi, non previsti per la vinifera. D'altra parte gli stessi Stati Uniti e l'Australia distinguono nettamente tra i loro vini di alta qualità originati da vitigni di Vitis vinifera, di cui sono tra i maggiori produttori mondiali, ed i vini, prodotti marginalmente da viti autoctone americane o da ibridi. Ciò non toglie che, in condizioni commerciali particolari, in assenza di alternative ragionevoli per il clima, i vitigni americani o gli ibridi relativi sono coltivati per la vinificazione con discreti risultati in diversi paesi, come gli Stati Uniti, il Canada, Nuova Zelanda ed in Svizzera. In Svizzera, vista la resistenza naturale di Specie o ibridi diversi dalla vinifera agli infestanti, (soprattutto crittogame) recati dal clima, i vitigni ibridi interspecifici americani o le viti americane, sono diventate i vitigni d'elezione per l'agricoltura biologica; tra La vite è una pianta arborea rampicante che per crescere si attacca a dei sostegni (tutori) mediante i viticci; se la pianta non viene potata può raggiungere altezze notevoli attaccandosi agli alberi; è dotata di un apparato radicale molto sviluppato, che può superare anche i 10 metri di lunghezza.Il fusto è suddiviso nel ceppo (pochi decimentri immediatamente sopra il suolo), nelle branche (le prime ramificazioni che si dipartono dal fusto) e nei tralci che sono i rami di uno o due anni.Le foglie, dette pampini, palminervie, alterne sono semplici e costituite da cinque lobi principali più o meno tagliati con forma di cuore alla base. Sono un carattere diagnostico importante per il riconoscimento dei vitigni della vite coltivata (Vitis vinifera sativa).I fiori sono molto piccoli, di colore verdastro e raggruppati in infiorescenze a racemo. La vite selvatica è dioica (cioè con fiori unisessuali portati da individui diversi), le varietà coltivate sono state selezionate per portare fiori ermafroditi. I fiori hanno calice e corolla entrambi di 5 pezzi. Il calice, dopo la fecondazione, può rimanere nel frutto formando un cercine attorno al pedicello di ciascun acino. I petali della corolla sono saldati in alto. Il gineceo è formato da 2 carpelli e porta 4 ovuli. Gli stami sono 5 alternati ai nettari.
I frutti sono delle bacche (acini) di forma e colore variabile: bianchi, gialli, viola o neri, raggruppati in grappoli. Presentano un esocarpo spesso pruinoso (buccia), un mesocarpo con cellule piene di succo da cui si ricava il mosto (polpa) ed un endocarpo formato da uno strato di cellule che delimita le logge contenenti i semi (vinaccioli).
IL MELO
Il melo (Malus domestica, Borkh. 1760) è una pianta da frutto appartenente alla famiglia delle Rosaceae. È una delle più diffuse piante da frutto coltivate.Il melo è un piccolo albero deciduo di 5-12 metri di altezza, con una chioma densa ed espansa e apparato radicale superficiale.Le foglie sono alterne e semplici, a lamina ovale, con apice acuto e base arrotondata, di 5-12 centimetri di lunghezza e 3-6 cm di larghezza, glabre superiormente e con una certa tomentosità sulla pagina inferiore. Il picciolo è lungo 2-5 cm.I fiori sono ermafroditi di colore bianco-rosato esternamente e bianco internamente, a simmetria pentamera. Hanno corolla composta da 5 petali e sono larghi 2,5-3,5 cm e ovario infero. Sono riuniti in infiorescenze a corimbo, in numero di 3-7. La fioritura si svolge in primavera, simultaneamente al germogliamento. L'impollinazione è entomofila.Il frutto, detto pomo, si forma per accrescimento del ricettacolo fiorale insieme all'ovario ed è perciò un falso frutto; ha forma globosa, generalmente di 5-9 cm di diametro, prima verde e a maturazione, estivo-autunnale, con colore variabile dal giallo-verde al rosso. Il frutto vero, derivato dall'accrescimento dell'ovario è in realtà costituito dal torsolo, di consistenza più coriacea rispetto alla polpa.Il pericarpo contiene cinque carpelli disposti come una stella a cinque punte; ogni carpello Il melo è colpito da varie malattie causate da funghi, tra cui la ticchiolatura, l'oidio, la moniliosi, il cancro delle pomacee e il marciume radicale lanoso. Tra gli insetti, i più importanti sono la cocciniglia di S. Josè (Quadraspidiotus perniciosus), l'afide grigio (Dysaphis plantaginea) e i lepidotteri Cydia pomonella, Orgyia antiqua e Cossus cossus.
IL CARPINO BIANCO
Il Carpino bianco (Carpinus betulus L.) è un albero della famiglia delle Betulaceae, sottofamiglia Coryloideae, diffuso nell'Europa occidentale. Il carpino bianco è un albero poco longevo (150 anni), di media altezza (15-20 m) con portamento dritto e chioma allungata.Le foglie sono ovali, appuntite con il margine doppiamente seghettato, durante l'autunno, prima di cadere a terra, assumono una colorazione giallo acceso tendente all'arancione.I fiori sono unisessuali, riuniti in infiorescenze (amenti) anch'essi unisessuali e poratati sul medesimo individuo (specie monoica). I singoli fiori maschili sono nudi con 6-12 stami portati singolarmente per ogni brattea. I fiori singoli femminili hanno perigonio e sono portati a coppie su una serie di bratte e bratteole che nel frutto diverranno una brattea triloba, tipica della specie.Il frutto è un achenio che contiene un seme non alato.Produce un legno pesante, duro ma poco duraturo soprattutto se esposto in ambiente umido, di colore chiaro e utilizzato sia per oggetti di piccole dimensioni, come birilli, raggi di ruote o ingranaggi che come ottimo combustibile.Da un punto di vista ecologico, la specie può tollerare una certa ombra e necessita di temperature relativamente elevate, è invece esigente per quanto riguarda il suolo. È miglioratrice del terreno ed è dotata di notevole capacità pollonifera. Il carpino bianco ha una ampia distribuzione nell'Europa centrale con limiti ai Pirenei e al Galles. In Italia si trova con frequenza nell'orizzonte montano fino a 900-1000 m come costituente dei boschi mesofili insieme alle querce caducifoglie e al faggio. In pianura si trova insieme alla Farnia a costituire le foreste planiziali. È presente anche nelle zone più fredde e umide della Pianura Padana. Manca nelle isole. È utilizzato per formare siepi, cedui per produrre legna da ardere, per alberature cittadine e come albero ornamentale in parchi e giardini.
L'IPPOCASTANO
L'ippocastano o castagno d'India è un albero molto usato come ornamentale nei viali o come pianta isolata. Crea una zona d'ombra molto grande e fitta. L'Ippocastano può arrivare a 25 - 30 metri di altezza; presenta un portamento arboreo elegante ed imponente. La chioma è espansa, raggiunge anche gli 8-10 metri di diametro restando molto compatta. L'aspetto è tondeggiante o piramidale, a causa dei rami inferiori che hanno andamento orizzontale. I rami sono lenticellati, presentano grandi gemme opposte, rossastre, ed una terminale di notevoli dimensioni, ricoperte da una sostanza collosa. La corteccia è bruna e liscia e si desquama con l'età. Le foglie dell'ippocastano sono decidue, palmato-settate, con inserzione opposta, mediante un picciolo di 10-15 cm, su rametti bruni o verdastri e leggermente pubescenti. Ciascuna foglia, che può arrivare a oltre 20 cm di lunghezza, è costituita da 5-7 lamine obovate con apice acuminato e base stretta. Il margine è doppiamente seghettato, la nervatura risulta ben marcata. Il picciolo non ha stipole, ma una base allargata ed una fenditura che lo solca. Le foglie sono di color verde brillante nella pagina superiore e verde chiaro, con una leggera tomentosità sulle nervature, in quella inferiore. La pianta ha fiori ermafroditi a simmetria bilaterale, costituiti da un piccolo calice a 5 lobi ed una corolla con 5 petali bianchi, spesso macchiati di rosa o giallo al centro. I fiori sono riuniti in infiorescenze a pannocchia di grandi dimensioni (fino 20 cm di grandezza e 50 fiori). La fioritura avviene nei mesi di aprile - maggio. I frutti sono grosse capsule rotonde e verdastre, munite di corti aculei, che si aprono in tre valve e contengono un grosso seme o anche più semi di colore bruno lucido che prendono il nome di castagna matta. Hanno sapore amaro e sviluppano un odore molto sgradevole durante la cottura. Longevo e rustico, tollera le basse temperature e non ha particolari esigenze in fatto di suolo, anche se cresce meglio nei terreni fertili. È poco resistente alla salinità del terreno e gli agenti inquinanti atmosferici, ai quali reagisce con arrossamento dei margini fogliari e disseccamento precoce della lamina.
IL NOCE
Il noce (Juglans regia L.) è una pianta originaria dell'Asia (pendici dell'Himalaya), introdotta in Europa in epoca antichissima per i suoi frutti eduli.
Diffusa in tutto il mondo, in Italia la coltura della noce da frutto, in genere promiscua, ha una certa rilevanza solo in Campania.
Il noce può essere coltivato anche per la produzione di legno o per entrambi gli scopi. Il noce è un albero vigoroso, caratterizzato da tronco solido, alto, diritto, portamento maestoso; presenta radice robusta e fittonante.
Le foglie sono caduche, composte, alterne (formate da 5-7-9 e, più raramente, 11 foglioline).
È una pianta monoica in cui i fiori maschili sono riuniti in amenti penduli, lunghi 10-15 cm, con numerosi stami, che appaiono sui rami dell'anno precedente prima della comparsa delle foglie.
I fiori unisessuali femminili schiudono da gemme miste dopo quelli maschili (proterandria), sono solitari o riuniti in gruppi di 2-3, raramente 4, appaiono sui nuovi germogli dell'anno, contemporaneamente alle foglie. Il frutto è una drupa, composta dall'esocarpo (mallo) carnoso, fibroso, annerisce a maturità e libera l'endocarpo legnoso, cioè la noce vera e propria, costituita da due valve che racchiudono il gheriglio con elevato contenuto in lipidi.
Limiti pedoclimatici: sensibile ai ristagni idrici e stress idrici conseguenti a terreni sciolti; non tollera i terreni pesanti, asfittici, mentre resiste anche ad elevato tenore in calcare. Teme gli eccessi termici (caldo e freddo).
IL PRUGNO
Albero con fogliame deciduo alto fino a 10 m. con chioma globosa espansa di colore verde vivo. Tronco eretto, sinuoso, presto ramificato con corteccia bruno-rossiccia, opaca fessurata nelle piante adulte (rami spinosi nelle piante selvatiche). Sono alterne con lamina oblamceolata, base cuneata e margine finemente dentellato. La pagina superiore è opaca e di colore verde scuro, quella inferiore più chiara e pubescente. Sono isolati o a gruppi di 2-3, di colore bianco, la fioritura precede lo sviluppo delle foglie. Il frutto è una drupa ovale con buccia liscia e pruinosa, di colore che può variare dal giallo al rosso-viola scuro. Specie comunemente coltivata, cresce inselvatichita in boschi e in luoghi incolti ed aridi da 0 a 1500 m di altezza.
IL PERO
Il pero (Pyrus, Linnaeus 1753) è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Rosaceae, comprendente specie arboree e arbustive con fioritura delicata e variamente colorata. Sono alberi di medie dimensioni, che raggiungono i 10-17 metri. La maggior parte dei Pyrus sono decidui, ma una o due specie nell'Asia sud-orientale sono sempreverdi.Le foglie sono lunghe circa 2-12 cm, di colore verde lucido in alcune specie, argenteo-pelose in altre; la forma delle foglie varia dall'ovale al lanceolato stretto.I fiori sono di colore giallo o rosa bianco e raramente tinto, di diametro 2-4 cm e hanno cinque petali. Sbocciano fra aprile e maggio, fino ad una quota di 1.000 metri.Il frutto si chiama pera; è grande come la mela, con diametro di 1-4 cm, ma in certe forme coltivate è lungo fino a 18 cm e largo 8. Le pere sono natali delle regioni temperate del vecchio Mondo, dall'Europa occidentale e dall'Africa del Nord fino all'Asia.
Gran parte delle specie tollerano il freddo polare, con temperature fra -25 C° e -40 C° in inverno, tranne le specie sempreverdi, che tollerano solo temperature fino a -15 C°.
LA MAGNOLIA
Magnolia è un genere di piante della famiglia delle Magnoliaceae. Comprende oltre 80 specie arboree e arbustive a lento accrescimento, ma che in alcune specie come la Magnolia campbellii e la Magnolia officinalis possono superare i 20 m di altezza, caratterizzate da interessanti fioriture, originarie del Nord e Centro America, dell'Asia e dell'Himalaya.
Il nome del genere è stato attribuito da Charles Plumier, in onore di Pierre Magnol 1638-1715 medico e botanico francese, direttore del giardino botanico di Montpellier, che introdusse la nozione di famiglia nella classificazione botanica.
Le Magnolia hanno foglie alterne, ovali o ellittiche, generalmente grandi e coriacee, perenni o decidue, fiori solitari, grandi, generalmente a forma di coppa, con perianzio formato da 6-9 petali petaloidi (petali e sepali indifferenziati), gli stami numerosi sono lamellari, i carpelli sono disposti a cono sul ricettacolo, viene considerato dai botanici un fiore primitivo, tanto che erroneamente per molto tempo si è ritenuto che le Magnoliaceae fossero state le prime Angiosperme apparse sulla terra (il fossile più antico di questa famiglia risale a 95 milioni di anni fa).
I frutti ovoidali in infruttescenze conoidi, contengono dei semi lucidi rossastri o arancioni.
IL LECCIO
IL PINO
mercoledì 24 marzo 2010
La fauna locale
La zona di Montesecco non è caratterizzata da una notevole presenza di fauna, poche sono le specie tipiche. Per quanto riguarda i mammiferi la maggior parte di essi è presente in questo luogo per via dell’influenza dell’uomo:
-Agricoltura
-Caccia
-Reintroduzione di animali di altre zone
-Costruzione di case residenziali e di giardini
Mentre per quanto riguarda l’avifauna essa è influenzata dalla migrazione della maggior parte delle specie del centro Italia .
Tra i mammiferi ricordiamo:
-il cinghiale
-il coniglio selvatico
-la volpe
-la lepre
-il tasso
-la faina
-la donnola
-il riccio
-il ratto
-l’istrice
-il capriolo (reintrodotto nelle ville)
-la donnola
-il toporagno
-la talpa cieca
-i vari tipi di animali domestici.
Questa zona, inoltre, è caratterizzata anche dalla presenza del biacco (la biscia) e della natrice.
Nell’avifauna ricordiamo, invece, numerose specie che nidificano e non:
-i rapaci (civetta, barbagianni, allocco, rapaci notturni, aquila, gufo comune, poiane, gheppi, albanelle)
-gli uccelli di siepe (pettirosso, usignolo, cluce, merlo, tordi, tordelle, tortore)
-i passeriformi (allodole, passeri, fringuelli, verzellini, rondini, rondoni, balestrucci)
martedì 16 marzo 2010
SCHEDA DI STAZIONE
Stazione di rilevamento di | JESI -VIA AGRARIA (a 2 km dal paesaggio da noi scelto) |
Codice stazione: | JESI 1 - MURRI - E388011887 |
Indirizzo: | VIA AGRARIA |
COP di riferimento: | JESI |
Lat (N): | 43.31.58,77 |
Long(E): | 13.13.08,89 |
Altitudine: | 168 mt |
Data inizio di attività: | SETT 2000 |
Tipo stazione: | Macroscala |
Tipo zona: | Residenziale- agricola |
Densità abitativa: | |
Tipo di strada (1): | strada stretta |
Intensità di traffico (2): | traffico scarso |
(1) (2) | strada larga/ strada stretta/ strada canyon/ autostrada traffico intenso (>10000 veicoli/giorno) traffico medio (da 2000 a 10000 veicoli/giorno) traffico scarso (<2000> |
Parametri chimici | Modello | Principio analitico |
Monossido di carbonio | CO 11M -LCD ENVIRONNEMENT | IR Correlation Filter |
Ossidi di azoto | AC 31M- LCD ENVIRONNEMENT | Chemilluminescenza |
Ozono | O3 41M-LCD ENVIRONNEMENT | UV Fotometria |
Mappa 1:2000